mercatino dell’usato, bulimia galoppante e letto.

Dovessi riassumere la mia domenica finora, ore tredici e trentuno minuti, sarebbe esattamente come da titolo.
Mi alzo sentendo sbattere la porta di casa, un doppio giro di chiave, la caduta del silenzio assoluto.
Mi alzo sentendomi pesante, curva, le mie gambe non reggono, mi risiedo.

La mia mente mi riporta alle abbuffate del giorno precedente, all’essere andata fuori di testa leggendo cinquanta virgola cinque chili ( ci speravo davvero, di essere di nuovo a quarantanove e qualcosa ), al vomito, alle bugie, alla serata con lui, al sesso sul tavolo, alla dormita colossale del “dopo”.
Strano ma vero, da lui riesco a dormire come una bambina.
Col calore del suo corpo accanto, il suo braccio sotto la mia testa, la luce soffusa della candela profumata e il buio tutto attorno. dormo senza incubi.

A casa mia no.
A casa mia il materasso è duro e il piumone è sempre gelato, oppure bagno il letto di sudore perchè mi agito – sudore che poi diventa puntualmente freddo mentre dormo e mi fa svegliare con brividi e male allo stomaco.
A casa mia perdo sempre il controllo, eppure continua ad essere il posto al quale miro a far ritorno la sera. Il the caldo del “bentornata a casa” che mi preparo per togliermi di dosso tutto il gelo accumulato durante il giorno, le ciabatte, la tuta.

Stamattina.
Mi rialzo dopo aver pensato tutto questo e mi dico che lo stomaco sembra sempre un macigno, “il giorno dopo”.
Arrivo in cucina planando come un avvoltoio.
Mi avvento sulla torta della nonna, sui biscotti, sul miele e sulla marmellata, sul latte. Tutto diventa un turbine di desiderio, un’orgia pazza in cui sono l’unica parte attiva, i sentimenti contrastanti e le voci all’interno della propria testa raggiungono il culmine

e

Scappi.
Corri, cammini, ti reggi la pancia.
Fai su e giù per il corridoio.
Ti specchi.
Un pancione da sesto mese ammicca e ti senti possibilmente ancora peggio.
Aspetti quanto basta.
Prepari l’ambiente per il rituale.
Procedi.

Bene o male è così che funziona.
I momenti migliori/peggiori/adatti sono quando la casa è libera.
Ieri l’ho fatto anche con mio fratello a casa, però. Mentre suonava la batteria. La fortuna di avere una casa strutturata su tre piani.

Mi rialzo dopo lunghe conversazioni, perfettamente conscia di aver ancora molto da dire a quell’ovale bianco.
Il mio pensiero va al mercatino dell’usato in piazza, la domenica.
Solo mattino.
Mi dico di non poter sprecare potenziali occasioni così.
Mi dico che è ora di vestirsi e andare.
Lo faccio.

Vado, torno.
Pranzo.

Insalata con fettine di mozzarella, minestra.
Non si può fuggire ai pranzi domenicali. Non con una famiglia come la mia. Sanno già troppo.

Sono qui, nel letto. Stesa sul piumone IKEA più orribile del repertorio, il portatile sulle gambe, le braccia tese in avanti. Non lo tengo sulla pancia perchè so che esploderei.
Esploderei come un cannolo alla crema sotto le ruote di una cinquecento.
Macchierei le pareti della mia camera con i miei orridi contenuti. Sporcherei il mondo del mio essere così brutta dentro, inquinerei l’ambiente in maniera irreversibile e mi dispiacerebbe.

“Oggi a messa hanno parlato di come vengono ammazzati i maiali. Se fossi venuta, saresti inorridita”
“Vedo che ti è piaciuta, la torta della nonna”
“Solo tu sei in grado di beccarti un’intossicazione alimentare col cibo di casa tua. Sei un’idiota”

Le bugie prendono vita quando le persone si esprimono spontaneamente ricamando su di esse.
Si può quindi dire che, così facendo, si tramutano in verità?

Io non lo so più, dov’è la verità.

 

 

im

 


1 responses to “mercatino dell’usato, bulimia galoppante e letto.

  • crenabog

    Nessuno di noi lo sa, purtroppo. Ci perdiamo in un mare di parole e non facciamo mai, in concreto, quel che bisognerebbe fare. Solo, ci illudiamo di averlo fatto. Metticela tutta. Un abbraccio dal vecchio Crenabog.

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